Sinassario

San Giorgio è uno dei più venerati santi martiri della chiesa, tanto da avere il titolo di megalomartire (grande martire).
Della storia della sua vita non si hanno molte certezze, ma molto probabilmente nacque nel III secolo in Cappadocia, nell'Asia Minore, in una famiglia profondamente cristiana. Divenuto adulto si arruolò nell'esercito romano, dove brillò per coraggio e capacità. Quando Diocleziano (284-305) decise di intensificare le persecuzioni contro Cristiani, Giorgio, con parole audaci, dichiarò pubblicamente la sua fede e per questo fu imprigionato e crudelmente torturato, ma con fede e coraggio sopravvisse, mostrando a molti la verità della sua fede; tra le conversioni da lui operate è da ricordare quella di Alessandra, moglie dell'imperatore. Infine il Santo morì decapitato, probabilmente nell'anno 303 a Lydda.

La leggenda dell'uccisione del drago, di chiara origine nord-europea, venne aggiunta solo nel Medioevo e con essa san Giorgio venne identificato con un eroico cavaliere. Si narra che la città di Silene, in Libia, fosse perseguitata da un drago, il quale pretendeva che ogni giorno gli fosse dato in pasto un giovane del luogo. La popolazione scelse di estrarre a sorte la vittima, fino a quando non venne estratta la giovane figlia del re e per questo fu consegnata al drago. Proprio in quel momento passò di là il giovane cavaliere Giorgio che volle salvare la principessa e per questo affrontò il drago e lo ferì trafiggendolo con la sua lancia, poi chiese alla principessa di avvolgere la sua cintura al collo del drago ed ecco che il drago cominciò a seguirla come un cagnolino. Tornati in città gli abitanti rimasero atterriti dalla scena, ma san Giorgio li rassicurò dicendo loro di non temere perché Dio stesso lo aveva mandato e che se avessero creduto in Cristo avrebbe ucciso il drago. Fu così che tutti si convertirono e il cavaliere uccise il mostro.

Nella tradizione popolare san Giorgio divenne colui che sconfisse il male (il drago) per salvare la Chiesa (la principessa).

Inni

APOLITIKION

ς τῶν αἰχμαλώτων ἐλευθερωτής, καὶ τῶν πτωχῶν ὑπερασπιστής, ἀσθενούντων ἰατρός, βασιλέων ὑπέρμαχος, Τροπαιοφόρε Μεγαλομάρτυς Γεώργιε, πρέσβευε Χριστῷ τῷ Θεῷ, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Os tón aichmalóton eleftherotís, kié tón ptochón yperaspistís, asthenoúnton iatrós, vasiléon ypérmachos, Tropeofóre Megalomártys Gheórghie, présveve Christó tó Theó, so̱thíne tás psychás i̱món.

Qual liberatore dei prigionieri e difensore dei poveri, medico degli infermi, propugnatore dei re, emblema di vittoria, o megalomartire Giorgio, prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

Epistola

Atti 12,1-11

 In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa  e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.  Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi.  Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.  Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui.  E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere.  Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Alzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani.  E l'angelo a lui: «Mettiti la cintura e legati i sandali». E così fece. L'angelo disse: «Avvolgiti il mantello, e seguimi!».  Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione.
 Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da lui.  Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei».

Vangelo

Giovanni 15,17-16,2

Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.
Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.