Ad eccezione della Madre di Dio, di tutti i santi che vengono commemorati nel calendario bizantino, solo san Giovanni Battista è festeggiato anche nel giorno della sua nascita. Questo avviene per ovvi motivi: il primo dipende dalla stessa tradizione dei Vangeli che riportano le parole di Gesù su Giovanni, definito il più grande degli uomini (Lc 7,28); il secondo e per il fatto stesso che nella chiesa primitiva gli apostoli discutevano su chi fosse più importante tra Gesù e Giovanni. Questa discussione sfociò nel concetto di prodromos, ossia il precursore, colui che annuncia la venuta del Messia, la venuta di Gesù, il Messia atteso da Israele.
Luca nel suo racconto evangelico mostra il legame nella carne tra Gesù e Giovanni, perché Maria ed Elisabetta, madre di Giovanni, sono cugine, e l'incontro tra le due donne, che avviene mentre sono entrambe in attesa di partorire, sfocerà nel Magnificat (Lc 1,46-55), un inno di lode a Dio che ha esaltato e liberato il popolo di Israele.
L'evangelista Luca nel primo capitolo del suo Vangelo, letto anche durante la Divina Liturgia, evidenzia come il concepimento di Giovanni avvenga per intervento divino: sua madre Elisabetta, infatti, era ritenuta sterile e oramai in tarda età per poter concepire un figlio. Un giorno Zaccaria, suo marito e sacerdote, ricevette dall'Angelo Gabriele l'annuncio della grazia del concepimento di un bambino, ma egli non volle credere a tali parole e per questa sua incredulità rimase muto (Lc 1,20). Zaccaria ritrovò l'uso della parola solo quando confermò scrivendo su una tavoletta il nome "Giovanni" (Lc 1,63) che l'Angelo gli aveva ordinato di dare a suo figlio.
Προφῆτα καὶ Πρόδρομε, τῆς παρουσίας Χριστοῦ, ἀξίως εὐφημῆσαί σε οὐκ εὐποροῦμεν ἡμεῖς, οἱ πόθῳ τιμῶντές σε· στείρωσις γὰρ τεκούσης, καὶ πατρὸς ἀφωνία, λέλυνται τῇ ἐνδόξῳ, καὶ σεπτῇ σου γεννήσει, καὶ σάρκωσις Υἱοῦ τοῦ Θεοῦ, κόσμῳ κηρύτεται.
Profíta kiè Pródrome, tís parousías Christoú, axíos e̓ffimíse se uk e̓fporúmen imís, i pótho timóntés se: steírosis gár tekoúsis, kiè patrós afonía, lélyntai tí endóxo, kiè septí sou gennísi, kiè sárkosis Yioú toú Theoú, kósmo kirýtete.
Profeta e precursore dell'avvento di Cristo, noi che con amore ti onoriamo, non siamo in grado di celebrarti degnamente: per la tua gloriosa e augusta nascita sono sciolte infatti la sterilità della partoriente e la lingua muta del padre ed è annunciata al mondo l'incarnazione del Figlio di Dio.
Fratelli, adesso la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.
Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.
Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini».
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore Dio d'Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.