Questo Padre e Maestro della Chiesa nacque nel 330 ad Azianzo, nei pressi di Nazianzo, in Cappadocia, l'attuale Nemisi, in Turchia, da Gregorio e Nonna. Suo padre, convertitosi dal paganesimo, era diventato vescovo di Nazianzo. Gregorio ebbe un'ottima formazione, studiò prima a Cesarea di Cappadocia, poi ad Alessandria d'Egitto, e infine ad Atene, dove conobbe San Basilio il Grande, suo conterraneo, e con cui strinse una profonda amicizia. Rientrato in patria nel 357, ricevette da suo padre il santo battesimo all'età di trent'anni, così come era usanza allora, e poi si dedicò alla vita monastica, ritirandosi con San Basilio nel deserto del Ponto. Tempo dopo suo padre lo ordinò sacerdote della Chiesa di Nazianzo. Nel 371 San Basilio, ormai Vescovo di Cesarea, lo consacrò vescovo di Sasima, ma per diverse vicissitudini San Gregorio non ne prese mai possesso.
Nel 379 fu chiamato ad aiutare la Chiesa di Costantinopoli, turbata dall'imperversante arianesimo, che allora aveva anche il sostegno politico. In questa occasione pronunciò mirabili discorsi a sostegno della fede trinitaria che gli valsero l'appellativo di “Teologo”. Nel 381 fu eletto vescovo di Costantinopoli, ma l'ostilità dell'ambiente fu, per il sensibile animo del Santo, insostenibile e lo portò rassegnare le dimissioni. Si ritirò nel paese natale, dedicandosi nuovamente allo studio e all'ascetismo. Si addormentò nel Signore nel 390. Delle opere del Santo sono giunti a noi i suoi discorsi e le poesie, testimonianze della sua brillante eloquenza e della sua conoscenza.
Ὁ ποιμενικὸς αὐλὸς τῆς θεολογίας σου, τὰς τῶν ῥητόρων ἐνίκησε σάλπιγγας· ὡς γὰρ τὰ βάθη τοῦ Πνεύματος ἐκζητήσαντι, καὶ τὰ κάλλη τοῦ φθέγματος προσετέθη σοι. Ἀλλὰ πρέσβευε Χριστῷ τῷ Θεῷ, Πάτερ Γρηγόριε, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Il flauto pastorale della tua teologia ha vinto le trombe dei retori: poichè a te che avevi scrutato le profondità dello Spirito, è stata aggiunta anche la bellezza dell'espressione. Intercedi dunque presso il Cristo Dio, o padre Gregorio, per la salvezza delle anime nostre.
Ebrei 7,26-8,2
Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli; egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso. La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.
Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito.
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.