Cirillo, nato probabilmente intorno al 370 ad Alessandria, era nipote di Teofilo l'arcivescovo di Alessandria d'Egitto dal quale fu curato nell'educazione e avviato alla vita ecclesiastica fin dalla sua giovinezza, fino a succedergli nel 412. Durante il suo episcopato Cirillo dovette lottare aspramente contro l'eresia di Nestorio, l'arcivescovo di Costantinopoli che, assieme al sacerdote Anastasio, sostenevano l'inesattezza dell'appellativo di Theotokos (Madre di Dio) a Maria, preferendo a questo l'appellativo di Christotokos (Madre di Cristo), perché, secondo loro, Maria era una creatura umana, ed era impossibile che Dio fosse nato da una creatura umana. Tale eresia era molto grave perchè, pur partendo dall'idea di voler salvaguardare l'importanza dell'umanità di Cristo, era giunta a negare la reale unione tra Dio e l'Uomo in Cristo.
Cirillo confutò la dottrina di Nestorio in occasione del terzo Concilio Ecumenico di Efeso, tenutosi nel 431, sotto l'imperatore Teodosio il Giovane. Gli intrighi dei Nestoriani riuscirono però a deporlo dalla sua carica per qualche mese, ma, tornato sul trono episcopale, Cirillo continuò a governare la chiesa alessandrina fino al 444, anno in cui morì. San Cirillo ci ha lasciato numerose opere di pregio, commenti sulle Sacre Scritture, trattati di dogmatica sulla fede cristiana, dimostrazioni sulla verità della fede e confutazioni di eresie.
La chiesa Cattolica lo ha proclamato Dottore della Chiesa e san Cirillo è considerato l'ultimo rappresentante di rilievo della tradizione alessandrina, definito “custode dell'esattezza” e “sigillo dei Padri”.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli; egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso. La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno. Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito.
Τὸν φωστῆρα τοῦ κόσμου καὶ ῥητόρων τὸν ἔξαρχον, τῆς Ἀειπαρθένου Μαρίας παλαιστὴν καὶ ὑπέρμαχον, τὸν δόγμασι πυρίνοις ἀληθῶς, ἐμπρήσαντα αἱρέσεως δεινῆς, Νεστορίου τοῦ βεβήλου τὰ δυσσεβῆ καὶ ἀντίχριστα ῥήματα, ὑμνήσωμεν νῦν πανευλαβῶς, ὦ Κύριλλε θεῖε, λέγοντες· πρέσβευε τοῦ κρατύνειν τὸν Χριστόν, πίστιν τήν ὀρθόδοξον.
Tón fo̱stí̱ra toú kósmou kié ri̱tóro̱n tón éxarchon, tí̱s Aiparthénou Marías palaistí̱n kié ypérmachon, tón dógmasi pyrínis ali̱thó̱s, emprí̱santa airéseo̱s deiní̱s, Nestoríou toú veví̱lou tá dysseví̱ kié antíchrista rí̱mata, ymní̱so̱men nýn panev̱lavó̱s, ó̱ Kýrille theíe, légontes: présvev̱e toú kratýnin tón Christón, pístin tí̱n orthódoxon.
Con tutta pietà celebriamo il luminare del mondo e principe dei rètori, il paladino e difensore della sempre Vergine Maria, colui che con dottrine di fuoco ha realmente bruciato le empie parole anticristiane della funesta eresia dell'abominevole Nestorio; diciamo dunque: o divino Cirillo, intercedi perché Cristo rafforzi la fede ortodossa.