San Giustino, uno dei grandi Padri apologeti della prima era cristiana, nacque nel 103 a Neapolis di Palestina e fu seguace del filosofo Platone. Si convertì alla fede cristiana quando era già un uomo maturo, mentre cercava di trovare Dio attraverso la filosofia e il ragionamento umano. In questa sua ricerca incontrò un venerabile anziano che gli parlò dei profeti che avevano insegnato per conto di Dio non attraverso la loro saggezza, ma per rivelazione, portandolo alla conoscenza di Cristo, che è il compimento di ciò che i profeti hanno insegnato.
San Giustino presto divenne un fervente cristiano e un illustre apologeta degli insegnamenti evangelici. A Roma, rivolgendosi all'imperatore Antonino Pio (138-161), fece un'apologesi in cui si dimostrava l'innocenza e la santità della fede cristiana, cercando, con questo, di alleviare la persecuzione dei cristiani. Attraverso le macchinazioni di Crescenzio, un filosofo cinico e pieno invidia, Giustino fu arrestato con altri sei compagni e tutti furono condannati alla decapitazione, che avvenne a Roma nel 167 sotto Marco Aurelio (161-180).
Oltre alla sua difesa del cristianesimo (Prima e Seconda Apologia), san Giustino ha scritto anche contro il paganesimo (Discorso ai Greci), ed ha confutato le obiezioni degli ebrei contro Cristo (Dialogo con Trifone).