Secondo l'antica tradizione della Chiesa di Costantinopoli, oggi si celebra il ritorno di Sant'Atanasio dall'esilio, quando, il 21 ottobre 346, alla morte dell'ariano Gregorio di Cappadocia che era stato posto al vertice dell'arcivescovado di Alessandria dal Concilio di Antiochia, egli riuscì a tornare alla sua sede come patriarca di Alessandria. La festa principale di Sant'Atanasio il Grande si celebra il 2 maggio, giorno del trasporto delle sue reliquie.
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In questo stesso giorno ricorre anche l'Ufficio di San Cirillo perché, come Atanasio il Grande fu il difensore del dogma ortodosso della Trinità consustanziale contro l'arianesimo, così Cirillo il Grande, anch'egli arcivescovo di Alessandria (412-444) fu difensore del dogma dell'Incarnazione del Verbo nel grembo di Maria.
Matteo 5,14-19
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Ebrei 13,7-16
Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono. Noi abbiamo un altare del quale non hanno alcun diritto di mangiare quelli che sono al servizio del Tabernacolo. Infatti i corpi degli animali, il cui sangue vien portato nel santuario dal sommo sacerdote per i peccati, vengono bruciati fuori dell'accampamento. Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. Usciamo dunque anche noi dall'accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio, perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.
Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.