San Vittorio e Stefania furono martirizzati a Damasco nel 160, durante il regno di Antonino Pio. I pagani arrestarono san Vittore perché era cristiano e gli tagliarono le dita, gli cavarono gli occhi e lo torturarono fino a farlo morire per decapitazione. Quando Stefania, cristiana e moglie di un soldato, vide le nobili sofferenze di Vittorio, lo benedisse e gli gridò a gran voce di aver visto due corone preparate in cielo: una per lui e un'altra per sé. Così anche lei fu arrestata, poi venne legata a due alberi di palma che erano stati inclinati verso il basso e quando questi vennero rilasciati le lacerarono il corpo.
E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio.