Grande e Santo Sabato
Nel Grande e Santo Sabato tutta la liturgia è un cantico intorno alla tomba vivificante del Cristo. Il Signore crocifisso viene deposto in un sepolcro nuovo, dopo le sofferenze con le quali ha salvato il mondo.
Attorno al sepolcro del Signore si scioglie il pianto della Vergine, del popolo, di tutto il creato. Il Signore, Principe della Vita, giace morto sotto gli occhi delle sue creature. Nell'ufficiatura è ricostruita drammaticamente la sepoltura di Gesù. I personaggi che vi appaiono sono la Vergine in lacrime, Giuseppe di Arimatea, Nicodemo, le donne mirofore. Il mattutino è caratterizzato dal canto degli «Enkomia» o «Thrini» (lamentazioni), cantati insieme al salmo 118. Una composizione suddivisa in tre stanze con un numero di versetti indeterminato.
Il pianto e il dolore per la morte del Signore è accettato in vista della redenzione dal dolore mediante la Resurrezione. Da tutto l'ufficio del sabato spira un'atmosfera di speranza e di attesa. Il sonno di Cristo nella tomba è un sonno fecondo di vita. Come il grano caduto in terra, se muore, porta molto frutto, così dal corpo vivificante di Gesù germoglierà la Vita.
La liturgia di questo giorno celebra anche il mistero della discesa del Signore nell'Ade. Il Signore voleva dimostrare concretamente di essere la luce del mondo, anche per coloro che si trovavano nelle tenebre infernali. La redenzione è universale per tutti gli uomini vissuti sulla terra. La luce salvifica di Cristo raggiunge anche le profondità dell'Ade e libera i giusti morti ivi trattenuti, facendoli risorgere e portandoli insieme a lui nella gloria del Padre.
Inni:
(Vespro e liturgia di San Basilio)
Prima della epistola si canta, intercalato da versetti, l'inno dei tre fanciulli nella fornace:
Τὸν Κύριον ὑμνεῖτε, καὶ ὑπερυψοῦτε εἰς πάντας τοὺς αἰῶνας.
Ton Kìrion imnite kiè iperipsute, is pàndas tus eònas.
Lodate il Signore e sopraesaltatelo in tutti i secoli.
Dopo l'epistola mentre il sacerdote sparge foglie di alloro, al posto dell'Alliluia si canta:
Ἀνάστα, ὁ Θεός, κρίνον τὴν γήν, ὅτι σὺ κατακληρονομήσεις ἐν πᾶσι τοῖς ἔθνεσι.
Anàsta o Theòs, krìnon tin ghìn, oti si kataklironomìsis en pasi tis éthnesi.
Sorgi o Dio e giudica la terra perché la tua eredità saranno le genti.
Letture:
- Epistola: Romani 6,3-11
- Vangelo: Matteo 28,1-20