Sinassario

Nel Grande e Santo Martedì si fa memoria della parabola delle dieci vergini, che oggi viene letta.

Occorre essere desti e vigilanti per poter accogliere lo sposo non appena arriva; le nostre anime non devono essere appesantite da preoccupazioni inutili. La passione salvifica è la grande occasione che il Signore ci offre per poter entrare nel Regno, Se le nostre lampade sono senza olio, significa che ci siamo perduti nelle cose del mondo e non abbiamo conosciuto il dono di Dio e quindi saremo chiusi fuori del Regno. Beati, invece, coloro che hanno la lampada accesa, e possono accogliere lo Sposo al suo arrivo! Se le nostre lampade sono piene di olio, significa che abbiamo fatto fruttificare il talento, che il Signore ci aveva affidato. E allora, entreremo con Lui nella luce del Regno.

Vangelo

(Nel Vespro e Liturgia dei Presantificati)

Matteo 24,36-26,2

 Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
 Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.  Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,  e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.  Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.  Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.  Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.  Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.
 Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?  Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!  In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.  Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,  e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,  arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,  lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.

 Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.  Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;  le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;  le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.  Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.  A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!  Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.  E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.  Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.  Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.  Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!  Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.  Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.
 Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.  A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.  Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.  Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.  Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.  Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.  Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.  Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.  Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.  Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.  Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;  per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.  Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;  avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.  Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.  Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.  E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.  E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,  e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.  Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.  Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,  nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.  Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?  Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?  E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?  Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.  Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.  Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;  ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.  Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?  Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.  E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

 Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso».

Epistola

(Nel Vespro e Liturgia dei Presantificati)

LETTURE:

Esodo 2,5-10

 Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo.  L'aprì e vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei».  La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?».  «Va'», le disse la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino.  La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò.  Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l'ho salvato dalle acque!».

Giobbe 1,13-22

 Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore,  un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi,  quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
 Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
 Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
 Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore,  quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
 Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò  e disse:
«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
 In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

Inni

Idù, o Ninfios èrchete
(Tropario mesonittico)

δοὺ ὁ Νυμφίος ἔρχεται ἐν τῷ μέσῳ τῆς νυκτός, καὶ μακάριος ὁ δοῦλος, ὃν εὑρήσει γρηγοροῦντα, ἀνάξιος δὲ πάλιν, ὃν εὑρήσει ῥαθυμοῦντα. Βλέπε οὖν ψυχή μου, μὴ τῶ ὕπνω κατενεχθής, ἵνα μῄ τῶ θανάτω παραδοθής, καὶ τῆς βασιλείας ἔξω κλεισθής, ἀλλὰ ἀνάνηψον κράζουσα. Ἅγιος, Ἅγιος, Ἅγιος εἶ ὁ Θεός ἡμῶν, δυνάμει τοῦ Σταυροῦ σου σῶσον ἡμᾶς.

Idù, o Nimfios èrchete en dò mèso tis nictòs. kiè makàrios  o dhùlos, on evrìsi grigorùnda; anàxios de pàlin, on evrisi rathimunda. Vlèpe un psichi mu, mi to ipno katenechthis, ina mi to thanàto paradothis, kiè tis Basilìas èxo klisthis; allà anànipson, kràzusa: aghios, àghios, àghios i, o Theòs imòn; dià tis Theotòku, elèison imàs.

Ecco, lo Sposo viene nel mezzo della notte. Beato il servo che Egli troverà desto; indegno, invece, colui che troverà ozioso. Bada, anima mia, di non lasciarti prendere dal sonno, per non essere consegnata alla morte ed esclusa dal Regno. Rientra in te stessa ed esclama: Santo, santo, santo sei, o Dio, per l'intercessione della Madre di Dio, abbi pietà di noi.
 

Ton ninfòna
(exapostilarion)

Τὸν νυμφώνά σου βλέπω, Σωτήρ μου κεκοσμημένον, καὶ ἔνδυμα οὐκ ἔχω, ἵνα εἰσέλθω ἐν αὐτῷ, λάμπρυνόν μου τὴν στολὴν τῆς ψυχῆς, Φωτοδότα, καὶ σώσόν με.

Ton ninfòna su vlèpo, Sotir mu kekosmimènon, kiè èndima uk ècho, ina isèltho en aftò. Lambrinòn mù ti stolìn tis psichìs, Fotodòta kiè sòson me.

Vedo pronta la tua camera nuziale, o Salvatore, ma non ho l'abito per potervi entrare. Rendi splendente la veste dell'anima mia, o Datore di luce, e salvami.