Grande e Santo Lunedì
Nel Grande e Santo Lunedì il primo degli Eni (Laudi) del mattutino inizia così: «Il Signore, avviandosi alla volontaria passione...».
Tutta l'ufficiatura di questo giorno contempla questo volontario avviarsi del Signore verso la sua Passione salvifica. Cristo è simile a uno Sposo che va alle nozze; mistiche nozze che il Cristo celebra con l'umanità per restituire all'uomo la veste perduta, senza la quale non è possibile entrare nel talamo del Signore (Exapostilarion). Ecco perché l'ufficio del mattutino dei primi tre giorni della settimana santa è chiamato «Ufficio dello Sposo».
Il Cristo Sposo, che i fedeli contemplano nell'icona portata in processione per la chiesa, è il Cristo sofferente, coronato di spine, Lui, che sta per essere deposto nella tomba. Con il tropario che si canta durante la processione dell'icona dello Sposo tutti sono invitati a scuotersi dal torpore spirituale e a riconoscere nel Cristo sofferente il Salvatore. L'oscurità in cui è avvolta l'anima sarà dileguata dalla luce salvifica delle sofferenze di Cristo. Una volta ripieni di luce, tutti saremo capaci di andare con Lui, con le menti purificate, lasciandoci crocifiggere e morire con il Cristo ai piaceri della vita (I degli Eni).
Oggi si fa anche memoria del casto Giuseppe e del fico maledetto. Giuseppe, venduto dai fratelli, è figura di Gesù. Come Gesù, soffrì innocentemente e per questo Iddio lo onorò come un re. Giuseppe è il simbolo dell'uomo nuovo, che attira verso un processo spirituale si riveste di gloria e di incorruttibilità avendo resistito alle lusinghe della donna egiziana. È la creatura nuova del Regno, che, spogliatasi della sua indegnità e rivestita dell'abito di nozze, entra nel talamo luminoso del Signore.
Inni:
Idù, o Ninfios èrchete
(Tropario mesonittico)
Ἰδοὺ ὁ Νυμφίος ἔρχεται ἐν τῷ μέσῳ τῆς νυκτός, καὶ μακάριος ὁ δοῦλος, ὃν εὑρήσει γρηγοροῦντα, ἀνάξιος δὲ πάλιν, ὃν εὑρήσει ῥαθυμοῦντα. Βλέπε οὖν ψυχή μου, μὴ τῶ ὕπνω κατενεχθής, ἵνα μῄ τῶ θανάτω παραδοθής, καὶ τῆς βασιλείας ἔξω κλεισθής, ἀλλὰ ἀνάνηψον κράζουσα. Ἅγιος, Ἅγιος, Ἅγιος εἶ ὁ Θεός ἡμῶν, δυνάμει τοῦ Σταυροῦ σου σῶσον ἡμᾶς.
Idù, o Nimfios èrchete en dò mèso tis nictòs. kiè makàrios o dhùlos, on evrìsi grigorùnda; anàxios de pàlin, on evrisi rathimunda. Vlèpe un psichi mu, mi to ipno katenechthis, ina mi to thanàto paradothis, kiè tis Basilìas èxo klisthis; allà anànipson, kràzusa: aghios, àghios, àghios i, o Theòs imòn; dià tis Theotòku, elèison imàs.
Ecco, lo Sposo viene nel mezzo della notte. Beato il servo che Egli troverà desto; indegno, invece, colui che troverà ozioso. Bada, anima mia, di non lasciarti prendere dal sonno, per non essere consegnata alla morte ed esclusa dal Regno. Rientra in te stessa ed esclama: Santo, santo, santo sei, o Dio, per l'intercessione della Madre di Dio, abbi pietà di noi.
Ton ninfòna
(exapostilarion)
Τὸν νυμφώνά σου βλέπω, Σωτήρ μου κεκοσμημένον, καὶ ἔνδυμα οὐκ ἔχω, ἵνα εἰσέλθω ἐν αὐτῷ, λάμπρυνόν μου τὴν στολὴν τῆς ψυχῆς, Φωτοδότα, καὶ σώσόν με.
Ton ninfòna su vlèpo, Sotir mu kekosmimènon, kiè èndima uk ècho, ina isèltho en aftò. Lambrinòn mù ti stolìn tis psichìs, Fotodòta kiè sòson me.
Vedo pronta la tua camera nuziale, o Salvatore, ma non ho l'abito per potervi entrare. Rendi splendente la veste dell'anima mia, o Datore di luce, e salvami.
Letture:
- Epistola: Esodo 1,1-21; Giobbe 1,1-12
- Vangelo: Matteo 24,3-35