Sinassario

Nel Grande e Santo Giovedì i misteri che si celebrano sono molteplici: la Lavanda dei piedi, la Cena, la divina Preghiera al Padre, il tradimento di Giuda.

È, però, la considerazione del mistero dell'Ultima Cena che occupa la posizione centrale. Cristo, mistica Pasqua, si offre per tutti gli uomini, per i quali sta per morire. Nella Cena di addio Cristo anticipa e celebra il suo sacrificio, dicendo sul Pane e sul Vino le parole divine, che perpetueranno il suo sacrificio fino alla consumazione dei secoli: «Mangiate il mio Corpo e bevete il mio Sangue».

L'umiliazione del Figlio dell'Uomo nella lavanda dei piedi permette agli Apostoli di aver parte con Lui e di ricevere la luce dell'intelligenza dei misteri. L'amore che Cristo ha per l'uomo raggiunge la perfezione proprio mentre l'uomo sta per tradirlo e consegnarlo alla croce. Cristo, che sta per essere messo in croce dall'uomo, offre a questi, in cambio, il dono dell'Eucaristia; il Calice della salvezza offerto all'umanità è la bevanda nuova e ineffabile del Regno.

L'umanità tutta è invitata a trasfigurarsi e a divinizzarsi alla Mensa conviviale del Signore fino ad essere compenetrata in tutta la sua esistenza dalla presenza viva del Cristo glorioso ed esclamare con S. Paolo: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me».

La festa di oggi è chiamata dai Santi Padri «Piccola Pasqua», perché il Signore è realmente presente nella SS. Eucaristia gloriosamente risorto.

Inni

(Tropario mesonittico)

τε οἱ ἔνδοξοι Μαθηταί, ἐν τῷ νιπτήρι τοῦ Δείπνου ἐφωτίζοντο, τότε Ἰούδας ὁ δυσσεβής, φιλαργυρίαν νοσήσας ἐσκοτίζετο, καὶ ἀνόμοις κριταῖς, σὲ τὸν δίκαιον Κριτὴν παραδίδωσι. Βλέπε χρημάτων ἐραστά, τὸν διὰ ταῦτα ἀγχόνη χρησάμενον, φεῦγε ἀκόρεστον ψυχὴν τὴν Διδασκάλω τοιαῦτα τολμήσασαν. Ὁ περὶ πάντας ἀγαθός, Κύριε δόξα σοί.

Ote i endoxi Mathitè, en to niptìri tu dìpnu efotìzonto, tòte Ioudas o dissevìs, filarghirìan nosìsas eskotìzeto, kiè anòmis kritès, se ton dìkeon kritìn paradìdosi. Vlèpe chrimàton erastà, ton dià tafta archòni chrisàmenon, fèvghe akòreston psichìn tin didaskàlo toiavta tolmìsasan. O perì pàndas agathòs, Kìrie dòxa si.

Mentre i gloriosi Discepoli durante la lavanda dei piedi nella Cena venivano illuminati, proprio allora l'empio Giuda inquieto si ottenebrava per la sua avarizia; e Te, giusto giudice, consegnava a giudici iniqui. Guarda, tu che ami le ricchezze: per esse Giuda si inpiccò; fuggi l'anima insaziabile che ha osato tali cose contro il proprio Maestro. Signore buono e al di sopra di ogni altro, gloria a te.

Epistola

(Vespro e Liturgia di San Basilio)

LETTURE:

Esodo 19,10-19

 Il Signore disse a Mosè: «Va' dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti  e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo.  Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte.
 Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà essere lapidato o colpito con tiro di arco.
Animale o uomo non dovrà sopravvivere.
Quando suonerà il corno, allora soltanto essi potranno salire sul monte».
 Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece purificare il popolo ed essi lavarono le loro vesti.  Poi disse al popolo: «Siate pronti in questi tre giorni: non unitevi a donna».
 Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore.
 Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte.
 Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto.  Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono.

Giobbe 38,1-21

 Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:
 Chi è costui che oscura il consiglio
con parole insipienti?
 Cingiti i fianchi come un prode,
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
 Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza!
 Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la misura?
 Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
 mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e plaudivano tutti i figli di Dio?
 Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando erompeva uscendo dal seno materno,
 quando lo circondavo di nubi per veste
e per fasce di caligine folta?
 Poi gli ho fissato un limite
e gli ho messo chiavistello e porte
 e ho detto: «Fin qui giungerai e non oltre
e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde».
 Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all'aurora,
 perché essa afferri i lembi della terra
e ne scuota i malvagi?
 Si trasforma come creta da sigillo
e si colora come un vestito.
 È sottratta ai malvagi la loro luce
ed è spezzato il braccio che si alza a colpire.
 Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato?
 Ti sono state indicate le porte della morte
e hai visto le porte dell'ombra funerea?
 Hai tu considerato le distese della terra?
Dillo, se sai tutto questo!
 Per quale via si va dove abita la luce
e dove hanno dimora le tenebre
 perché tu le conduca al loro dominio
o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa?
 Certo, tu lo sai, perché allora eri nato
e il numero dei tuoi giorni è assai grande!

Giobbe 42,1-5

 Allora Giobbe rispose al Signore e disse:
 Comprendo che puoi tutto
e che nessuna cosa è impossibile per te.
 Chi è colui che, senza aver scienza,
può oscurare il tuo consiglio?
Ho esposto dunque senza discernimento
cose troppo superiori a me, che io non comprendo.
 «Ascoltami e io parlerò,
io t'interrogherò e tu istruiscimi».
 Io ti conoscevo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti vedono.

Isaia 50,4-11

 Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati,
perché io sappia indirizzare allo sfiduciato
una parola.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come gli iniziati.
 Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
 Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
 Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso.
 È vicino chi mi rende giustizia;
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa?
Si avvicini a me.
 Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Ecco, come una veste si logorano tutti,
la tignola li divora.
 Chi tra di voi teme il Signore,
ascolti la voce del suo servo!
Colui che cammina nelle tenebre,
senza avere luce,
speri nel nome del Signore,
si appoggi al suo Dio.
 Ecco, voi tutti che accendete il fuoco,
e tenete tizzoni accesi,
andate alle fiamme del vostro fuoco,
tra i tizzoni che avete acceso.
Dalla mia mano vi è giunto questo;
voi giacerete fra le torture.

 

EPISTOLA:

1Corinzi 11,23-32

 Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane  e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».  Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».  Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.  Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.  Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;  perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.  È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti.  Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati;  quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.

Vangelo

(Vespro e Liturgia di San Basilio)

Matteo 26,2-20

 «Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso».
 Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,  e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.  Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo».
 Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,  gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.  I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco?  Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!».  Ma Gesù, accortosene, disse loro: «Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.  I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.  Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.  In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei».
 Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti  e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.  Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
 Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?».  Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli».  I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
 Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.

Giovanni 13,3-17

 Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava,  si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.  Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.  Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».  Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo».  Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».  Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!».  Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti».  Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
 Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto?  Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.  Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.  Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.  In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.  Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.

Matteo 26,31-39

 Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:
Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge
,
 ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea».  E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai».  Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte».  E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.
 Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare».  E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.  Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me».  E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Luca 22,43-44

 Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.  In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.

Matteo 26,40-27,2

 Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?  Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».  E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».  E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.  E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.  Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.  Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».
 Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.  Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!».  E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò.  E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.  Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
 Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.  Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?  Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?».  In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.  Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.
 Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.  Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
 I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;  ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.  Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni».  Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?».  Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio».  «Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:
d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo
».
 Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;  che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!».  Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,  dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».
 Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!».  Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire».  Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno».  Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell'uomo».  Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!».  Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!». E subito un gallo cantò.  E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all'aperto, pianse amaramente.

 Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.  Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.