Sinassario

Nel ciclo liturgico pasquale la Pentecoste conclude tutte le feste. Si realizza in essa il compimento della promessa e del tempo stabilito. Discende infatti il Paraclito sulla terra, sotto l'aspetto di lingue di fuoco.

La Pentecoste è quindi:

  • la venuta dello Spirito;
  • la realizzazione della promessa;
  • il compimento della speranza.

Lo Spirito infatti:

  • fa scaturire le profezie;
  • ordina i Sacerdoti;
  • insegna la sapienza agli illetterati, rendendo teologi i pescatori;
  • tiene saldo tutto l'armonico ordinamento della Chiesa.

Don Vittrio Scirchio

Inni

APOLITIKION


Εὐλογητὸς εἶ, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, ὁ πανσόφους τοὺς ἁλιεῖς ἀναδείξας, καταπέμψας αὐτοῖς τὸ Πνεῦμα τὸ ἅγιον, καὶ δι' αὐτῶν τὴν οἰκουμένην σαγηνεύσας, φιλάνθρωπε, δόξα σοι.

Evloghitòs ì, Christè o Theòs imòn, * o pansòfus tus aliìs anadhìxas, * katapèmpsas aftìs to Pnèvma to Àghion, * ke dhi’aftòn * tin ikumènin saghinèfsas, * Filànthrope, dhòxa si.

Benedetto sei Tu, o Cristo Dio nostro, che hai mostrato sapienti i pescatori per aver mandato lo Spirito Santo, e per mezzo di essi hai preso nelle reti il mondo; o amico degli uomini, gloria a te.

Epistola

Atti 2,1-11

 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.  Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.  Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro;  ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.  Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.  Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei?  E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?  Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,  della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma,  Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».

Vangelo

Giovanni 7,37-52

 Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: «Chi ha sete venga a me e beva  chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno».  Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
 All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!».  Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea?  Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?».  E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
 Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.  Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto?».  Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!».  Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?  Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?  Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».  Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:  «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».  Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».