Domenica dei Santi Padri del Primo Concilio di Nicea
L'eresiarca Ario era un presbitero della Chiesa di Alessandria d’Egitto che nel 315 iniziò a predicare su Gesù dicendo che questi non era veramente Dio, consustanziale al Padre, ma piuttosto il primo essere creato, estraneo all'essenza e alla gloria di Dio e che c'era un tempo in cui non esisteva. Questa predicazione turbò un gran numero di fedeli della chiesa alessandrina e per evitare che la sua idea di un dio riconducibile alla ragione umana continuasse a diffondersi, l'arcivescovo Alessandro, dopo aver tentato invano di correggerlo, lo scomunicò in un consiglio locale tenutosi nell'anno 321. La scomunica non indusse Ario a desistere dalle sue idee e, al contrario di quanto ci si aspettasse, in poco tempo la sua dottrina trovò un gran numero di sostenitori nell'intera Chiesa.
Nel 325 la dottrina di Ario aveva raggiunto i confini dell'Impero Romano creando un profondo sconvolgimento in tutta la Chiesa. L’imperatore Costantino, per giungere ad una soluzione condivisa circa l'identità di Gesù, convocò un Concilio ecumenico a Nicea, una cittadina della Bitinia poco distante dalla nuova capitale imperiale di Costantinopoli, invitandovi tutti i 1800 vescovi dell’ecumene cristiana. In quella assise iniziata il 20 maggio del 325, la maggior parte dei 318 vescovi presenti erano orientali e, sostenuti dai delegati papali e da Atanasio, successore di Alessandro alla guida della chiesa alessandrina, si pronunciarono per la consustanzialità del Figlio al Padre (cf. Gv 10,30 "ἐγὼ καὶ ὁ πατὴρ ἕν ἐσμεν"), dichiarando che Gesù è "Dio vero da Dio vero, generato, non creato, consunstanziale Padre" [Θεόν αληθινόν εκ Θεού αληθινού γεννηθέντα, ού ποιηθέντα, ομοούσιον τώ Πατρί]. Questa affermazione fu inserita nel Simbolo della fede (Il Credo), anatemizzando le posizioni ariane ed escludendole definitivamente dal kerygma trasmesso dalla Chiesa.
Riconoscendo ai Padri di questo Concilio il ruolo di aver difeso l’ortodossia della fede cristiana, la Chiesa ha disposto che nella domenica che cade tra l’Ascensione e la Pentecoste i Padri del Primo Concilio Ecumenico di Nicea siano commemorati quali araldi della vera fede.
Inni
APOLITIKION
Ἀγγελικαὶ Δυνάμεις ἐπὶ τὸ μνῆμά σου, καὶ οἱ φυλάσσοντες ἀπενεκρώθησαν· καὶ ἵστατο Μαρία ἐν τῷ τάφῳ, ζητοῦσα τὸ ἄχραντόν σου σῶμα. Ἐσκύλευσας τὸν ᾍδην, μὴ πειρασθεὶς ὑπ' αὐτοῦ, ὑπήντησας τῇ Παρθένῳ, δωρούμενος τὴν ζωήν, ὁ ἀναστὰς ἐκ τῶν νεκρῶν, Κύριε δόξα σοι.
Anghelikè Dhinàmis epì to mnìna su, * ke i filàssondes apenekròthisan; * ke ìstato Marìa en do tàfo * zitùsa to àchrandòn su sòma. * Eskìlefsas ton Àdhin, * mi pirasthìs ip’aftù; * ipìndisas ti Parthèno, * dhorùmenos tin zoìn. * O anastàs ek ton nekròn, * Kìrie, dhòxa si.
Le potenze angeliche vennero al tuo sepolcro e i custodi ne furono tramortiti. Maria invece stava presso il sepolcro in cerca del tuo immacolato corpo. Hai predato l’inferno, non fosti sua preda; sei andato incontro alla Vergine, elargendo la vita. O Signore, risorto dai morti, gloria a te.
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Ὑπερδεδοξασμένος εἶ, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, ὁ φωστῆρας ἐπὶ γῆς τοὺς Πατέρας ἡμῶν θεμελιώσας, καὶ δι' αὐτῶν πρὸς τὴν ἀληθινὴν πίστιν, πάντας ἡμᾶς ὁδηγήσας· πολυεύσπλαγχνε, δόξα σοι.
Yperdedoxasménos í, Christé o Theós imón, o fo̱stíras epí ghís toús Patéras imón themeliósas, kié di' a̓ftón prós tín ali̱thiní̱n pístin, pántas i̱más odighísas: polyéfsplanchne, dóxa si.
Tu sei più che glorioso o Cristo Dio nostro perché hai stabilito come astri nella terra i padri nostri e per mezzo loro ci hai guidati tutti alla vera fede: o tu che sei pieno di ogni compassione, gloria a te.
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Ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, χαροποιήσας τοὺς Μαθητάς, τῇ ἐπαγγελίᾳ τοῦ ἁγίου Πνεύματος· βεβαιωθέντων αὐτῶν διὰ τῆς εὐλογίας, ὅτι σὺ εἶ ὁ Υἱός τοῦ Θεοῦ, ὁ λυτρωτὴς τοῦ κόσμου.
Anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn,* charopiìsas tus mathitàs ti epanghelìa tu Aghìu Pnèvmatos, * veveothèndon aftòn dhià tis evloghìas, * òti si ì o Iiòs tu Theù, * o Litrotìs tu kòsmu.
Ascendesti nella gloria, o Cristo Dio nostro, e rallegrasti i discepoli con la promessa del Santo Spirito, essendo essi confermati per la tua benedizione, che tu sei il Figlio di Dio, il Redentore del mondo.
KONDAKION
Τὴν ὑπὲρ ἡμῶν πληρώσας οἰκονομίαν, καὶ τὰ ἐπὶ γῆς ἑνώσας τοῖς οὐρανίοις, ἀνελήφθης ἐν δόξῃ, Χριστε ὁ Θεὸς ἡμῶν, οὐδαμόθεν χωριζόμενος, ἀλλὰ μένων ἀδιάστατος, καὶ βοῶν τοῖς ἀγαπῶσί σε· Ἐγώ εἰμι μεθ' ὑμῶν, καὶ οὐδεὶς καθ' ὑμῶν.
Tin ipèr imòn pliròsas ikonomìan ke ta epì ghìs enòsas tis uranìis, anelìfthis en dhòxi, Christè o Theòs imòn, udhamòthen chorizòmenos, allà mènon adhiàstatos, ke voòn tis agapòsi se: Egò imì meth’imòn, ke udhìs kath’imòn.
Dopo aver compiuto l’economia in nostro favore e unito le creature celesti alle terrestri, sei asceso al cielo in gloria, o Cristo Dio nostro, senza separarti da nessuna parte, ma rimanendo sempre unito e dicendo a coloro che ti amano: Io sono con voi e nessuno contro di voi.
Letture
- Epistola: Atti 20, 16-18. 28-36
- Vangelo: Giovanni 17, 1-13