Sinassario

Sant'Efrem naque a Nisibi, in Mesopotamia, attorno al 306. Suo padre, di nome Abnil, era un sacerdote pagano, mentre sua madre era cristiana e così allevò il figlio. Efrem divenne discepolo di Giacomo, Vescovo di Nisibi (303-338). Praticò la vita monastica alla perfezione. Venne ordinato diacono e, assieme a Giacomo, fondò e divenne maestro della grande scuola cristiana di Nisibi, commentando le Sacre Scritture e spiegando i dogmi della fede ortodossa. Dopo la morte di Giuliano l'Apostata e a seguito dell'accordo del 363 tra Giove, l'imperatore romano, e Sapore, re persiano, Nisibi cadde sotto il dominio persiano. Molti cristiani quindi lasciato il loro paese e così Efrem, che andò ad insegnare ad Edessa, in quella che allora si chiamava Scuola Persiana. Morì nel 373 contagiato dalla peste contratta nella cura degli ammalati.

Delle sue numerose opere in prosa e poesia particolare attenzione meritano gli inni prodotti dal Santo in lingua siriaca, dove poesia e teologia si sposano perfettamente. Il Santo riflette sul mistero della redenzione dell’uomo operata da Cristo, sul tema del Dio creatore che fa del mondo la sua Bibbia, sul ruolo della donna, verso la quale il Santo nutre profondo rispetto; è Maria, infatti, che accettando l'incarnazione del Verbo di Dio in lei, ha reso possibile la redenzione dell'umanità ad opera di Cristo.

Sant'Efrem, che per quanto fatto ha ricevuto l'appellativo di "Colonna della Chiesa" e "Cetra dello Spirito Santo", è da considerarsi il maggiore rappresentante del cristianesimo di lingua siriaca.

Vangelo

Luca 6,17-23b

Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli.

Epistola

Galati 5,22-6,2

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge.
Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri.  Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.  Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.

Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione.  Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo.