Sinassario

Pagano di origine greca, San Tito credeva in Cristo attraverso l'intervento di San Paolo. Divenne discepolo di San Paolo. Lo seguì soprattutto durante il suo terzo viaggio e gli fu di grande aiuto nella predicazione del Vangelo. Dopo la sua prima prigionia a Roma, l'Apostolo si recò a Creta, lì predicò la fede e, partendo, lasciò il suo discepolo Tito "per completare ciò che restava da fare e costituire sacerdoti in ciascuna città" (Tito 1: 5). Più tardi Paolo gli indirizzò l'epistola che porta ancora il suo nome. Non si sa cosa ne sia stato successivamente di San Tito. Onorato per qualche tempo a Gortina a Creta, le sue sante reliquie furono trasferite a Venezia dove furono conservate nella magnifica chiesa di San Marco Apostolo. Papa Paolo VI riportò le reliquie di San Tito a Creta il 22 agosto 1965.

Vangelo

Matteo 5,14-19

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Epistola

Tito 1,1-15; 2,15-3,2; 3,12-15

Paolo, servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per chiamare alla fede gli eletti di Dio e per far conoscere la verità che conduce alla pietà  ed è fondata sulla speranza della vita eterna, promessa fin dai secoli eterni da quel Dio che non mentisce,  e manifestata poi con la sua parola mediante la predicazione che è stata a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore,  a Tito, mio vero figlio nella fede comune: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.

Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi ciò che rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato:  il candidato deve essere irreprensibile, sposato una sola volta, con figli credenti e che non possano essere accusati di dissolutezza o siano insubordinati. Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev'essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto,  ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone di sé,  attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono.

Vi sono infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente.  A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di un guadagno disonesto cose che non si devono insegnare. Uno dei loro, proprio un loro profeta, già aveva detto: «I Cretesi son sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri».

Questa testimonianza è vera. Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina  e non diano più retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la verità. Tutto è puro per i puri; ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza. Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!

Ricorda loro di esser sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona;  di non parlar male di nessuno, di evitare le contese, di esser mansueti, mostrando ogni dolcezza verso tutti gli uomini. Quando ti avrò mandato Artema o Tìchico, cerca di venire subito da me a Nicòpoli, perché ho deciso di passare l'inverno colà. Provvedi con cura al viaggio di Zena, il giureconsulto, e di Apollo, che non manchi loro nulla. Imparino così anche i nostri a distinguersi nelle opere di bene riguardo ai bisogni urgenti, per non vivere una vita inutile.

Ti salutano tutti coloro che sono con me. Saluta quelli che ci amano nella fede. La grazia sia con tutti voi! Amìn