Sinassario

Santo Stefano è nato a Costantinopoli nel mese di settembre del 715 e fu battezzato dal patriarca Germano di Cizico. Nel 731, decise di abbracciare la vita monastica sulla famosa collina di San Aussenzio, vicino alla capitale imperiale, sotto la guida del Venerabile Giovanni. Quando Giovanni morì nel 743 o 746, il Santo ereditò la sua cella.

Nel 741 Costantino V, il Copronimo, successe al padre Leo nel governo dell'impero e nel 754 convocò un sinodo contro la venerazione delle iconi, decretando di fatto la persecuzione e l'esilio per coloro che si opponevano. Stefano in qualità di monaco e di difensore delle iconi fu esiliato insieme a molti altri.

Nel 764, nel pretorio di Costantinopoli furono radunati circa trecento confessori che venivano da tutte le parti dell'impero. Tra di loro vi era Stefano e alcuni di questi avevano il naso tagliato, altri le orecchie mozzate, altri gli occhi bruciati, le mani tagliate e tutti insieme furono condannati. Undici mesi dopo questa sentenza di condanna, il 28 novembre 765, Stefano fu trascinato fuori dal carcere, portatto in una piazza, gettato a terra con le mani legate, picchiato con bastoni e lapidato come il protomartire Stefano, per il quale fu chiamato il "Nuovo Stefano" fino a ricevere la morte per mano di un certo Filomattio che con questo gesto cercava i favori dell'imperatore.

Epistola

2 Timoteo 1,8-18

Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo, del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro.
È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti a chi ho creduto e son convinto che egli è capace di conservare il mio deposito fino a quel giorno. Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito Santo che abita in noi.
Tu sai che tutti quelli dell'Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermègene, mi hanno abbandonato. Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non s'è vergognato delle mie catene; anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché mi ha trovato. Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli ha reso in Efeso, lo sai meglio di me.