Sinassario

Giunti al termine della Grande Quaresima dei digiuni la Chiesa ci propone la contemplazione del mistero della risurrezione di Lazzaro. Questa ricorrenza, insieme all’ingresso a Gerusalemme, commemorato domani, presenta un carattere gioioso che si discosta dal precedente cammino quaresimale e dai successivi avvenimenti della Passione.

Il racconto del Vangelo di Giovanni colloca la risurrezione di Lazzaro pochi giorni prima della Passione del Signore. Gesù venne invitato ad andare a Betània perché il suo amico Lazzaro era gravemente ammalato, ma Egli invece di affrettarsi, ritardò la partenza, tanto da arrivare a Betània quattro giorni dopo la morte di Lazzaro. Il senso di questo suo attardarsi è ben esposto nella pericope evangelica che viene letta nella Liturgia: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». Infatti il Signore trasformerà l’evento naturale della morte di Lazzaro in una epifania della sua misericordiosa potenza.

Al suo arrivo a Betània Gesù trovò le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria in lutto per la morte del fratello. San Giovanni nel raccontare questo avvenimento mette in evidenza il diverso atteggiamento delle due donne davanti al Signore e, benché entrambe lo rimproverino del suo ritardo, di Marta ne evidenzia la fiducia: «[…]Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà», mentre di Maria il dolore, che provocherà la commozione dello stesso Gesù.

Gesù chiese dov’era il luogo della sepoltura e recandosi sul posto ordinò che venisse tolta la pietra che chiudeva il sepolcro. Questa sua richiesta generò stupore e incomprensione, tant’è che Marta per evidenziarne l’assurdità sottolineò che Lazzaro era lì da quattro giorni ed ormai puzzava. Ma l’insistenza  di Gesù convinse i presenti ad agire secondo la sua parola. Alzando gli occhi al cielo Gesù pregò e ringraziò il Padre per quello che stava per avvenire e con voce decisa invitò Lazzaro ad uscire dal sepolcro. L’insolita scena che apparve ai molti che erano accorsi in quei giorni ad assistere le sorelle in lutto, divenne ancora più incomprensibile quando videro Lazzaro uscire dal sepolcro con tutte le sue bende funebri. La meraviglia, lo stupore e la gioia furono tali che di lì a breve quella esperienza sovrannaturale sarebbe stata conosciuta in tutta la Giudea.

Come sottolineano i testi liturgici della settimana di Quaresima appena trascorsa, il miracolo di Betània rivela le due nature di Cristo, il Dio-Uomo. Cristo piange per Lazzaro e in questo mostra tutta la pienezza della sua umanità, che implica il dolore autentico per la morte di un caro amico; ma poi manifesta anche la sua natura divina, poiché risuscita Lazzaro dai morti, anche se il suo corpo ha già iniziato a decomporsi e puzzare. Questa doppia pienezza della divinità del Signore e della sua umanità è da tenere in considerazione nella Grande e Santa Settimana, soprattutto il Venerdì, quando sulla Croce si manifesterà una vera agonia umana, sia fisica che mentale: la sofferenza umana di Dio.

Vangelo

Giovanni 11,1-45

 Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.  Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.  Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
 All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato».  Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.  Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.  Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».  I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».  Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;  ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce».  Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo».  Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s'è addormentato, guarirà».  Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.  Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto  e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!».  Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
 Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.  Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia  e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.  Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.  Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!  Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà».  Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».  Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno».  Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;  chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».  Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».
 Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama».  Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.  Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.  Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là».  Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».  Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:  «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!».  Gesù scoppiò in pianto.  Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!».  Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?».
 Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.  Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni».  Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».  Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.  Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato».  E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».  Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Epistola

Ebrei 12,28-13,9

 Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore;  perché il nostro Dio è un fuoco divoratore.

 Perseverate nell'amore fraterno.  Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo.  Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale.  Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.
 La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò.  Così possiamo dire con fiducia:
Il Signore è il mio aiuto, non temerò.
Che mi potrà fare l'uomo
?
 Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede.  Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!  Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono.

Inni

APOLITIKION

Τὴν κοινὴν Ἀνάστασιν, πρὸ τοῦ σοῦ Πάθους πιστούμενος, ἐκ νεκρῶν ἤγειρας τὸν Λάζαρον Χριστὲ ὁ Θεός· ὅθεν καὶ ἡμεῖς ὡς οἱ Παῖδες, τὰ τῆς νίκης σύμβολα φέροντες, σοὶ τῷ Νικητῇ τοῦ θανάτου βοῶμεν· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου.

Tin kinìn anàstasin * pro tu su pàthus pistùmenos, * ek nekròn ìghiras ton Làzaron, Christè o Theòs; * òthen ke imìs, os i pèdhes, * ta tis nìkis sìmvola fèrondes, * si to nikitì tu thanàtu voòmen: * Osannà en tis ipsìstis, * evloghimènos o erchòmenos * en onòmati Kirìu.

Per confermare la comune risurrezione, prima della tua passione, hai risuscitato Lazzaro, o Cristo Dio, onde anche noi, come i fanciulli, portando i simboli della vittoria, a Te, vincitore della morte, gridiamo: Osanna nel più alto dei cieli, benedetto Colui che viene nel nome del Signore.

KONDAKION

πάντων χαρά, Χριστὸς ἡ ἀλήθεια, τὸ φῶς ἡ ζωή, τοῦ Κόσμου ἡ ἀνάστασις, τοῖς ἐν γῇ πεφανέρωται, τῇ αὐτοῦ ἀγαθότητι, καὶ γέγονε τύπος τῆς ἀναστάσεως, τοῖς πᾶσι παρέχων θείαν ἄφεσιν.

I pánto̱n chará, Christós i alíthia, tó fós i zoí, tú Kósmou i anástasis, tís en ghí pefanérote, tí a̓ftú agathótiti, kié gégone týpos tís anastáseos, tís pási paréchon thían áfesin.

La gioia di tutti, il Cristo, verità, luce e vita e risurrezione del mondo è apparso per la sua bontà agli abitanti della terra ed è divenuto prototipo della risurrezione, offrendo a tutti il divino perdono.